Tutto è cominciato in Siberia. Era il 1930 e chissà come, il giovane ragazzo aveva trovato una vecchia pistola tedesca arrugginita e inservibile. I poliziotti sospettarono qualcosa, lo arrestarono per farlo confessare, ma lui coraggioso e imperterrito, continuò a negare rischiando la fucilazione. La nascose, passava ore a smontarla e rimontarla, a ingrassare e studiare i meccanismi.
Ora di fucili che portano il suo nome ce ne saranno almeno 100 milioni in circolazione nel mondo. Se si facesse una graduatoria delle dieci parole più utilizzate, oltre a “mamma”, “pane” e “tv”, ci sarà sicuramente Kalashnikov. L’Ak 47, Avtomat Kalashnikov (47 sta per l’anno di progettazione) è l’arma da fuoco più diffusa sul pianeta. Utilizzata nell’esercito russo e cinese, preferita da tutti i gruppi armati, rivoluzionari, terroristi, mafiosi. Il Kalashnikov non passa mai di moda, continua ad essere favorito per la sua efficienza. Malgrado gli studi e i progressi tecnologici e tutti i cervelloni che progettano armi sofisticate, questo fucile d’assalto ha una caratteristica unica: non si inceppa mai.
Passano i Vietcong, i Fedayn e los guerrileros, ma questo mitra dal caricatore ricurvo è sempre lì, semplice nella sua concezione, prezzo modico e molto più affidabile di tanti suoi omologhi sofisticati. Come abbiamo detto, non si blocca ed è capace di sputare quattrocento proiettili al minuto in qualsiasi condizione, nel freddo glaciale o nel caldo arroventato del deserto.
Mikhail Kalashnikov, è morto tranquillo all’età di 94 anni e a chi gli chiedeva se fosse pentito per aver costruito quel perfetto strumento di morte continuava a ripetere: “L’arma che ho creato vive la sua vita, indipendentemente dalla mia volontà”. E poi con un tono enfatico aggiungeva: “Spero che resterò nella memoria della gente come quello che costruì un’arma per difendere le frontiere del proprio paese”. Nel 2003, in un incontro a Berlino, con ironia disse che avrebbe preferito “inventare qualcosa di più utile alla gente, che rendesse la vita più facile a chi coltiva la terra, magari una falciatrice automatica d’erba anziché di uomini”.
Misha, arruolato meccanico nell’esercito, per tutta la sua carriera fu un semplice soldato, solo negli anni Novanta divenne sergente e la sua arma fu brevettata. Se fosse stato americano sarebbe diventato miliardario.
S’è detto che il Kalashnikov è un’arma costruita da un operaio per dei soldati contadini. Il segreto sta proprio nella bassa tecnologia, il fatto che si possa usurare ma restare perfettamente funzionante. Gli esperti più maliziosi sostengono che per la sua creazione, Kalashnikov si sarebbe ispirato allo Sturmgewehr 44 tedesco, utilizzato nella Seconda guerra mondiale. Tuttavia sottovalutano l’elemento di semplificazione, alleggerimento e la geniale idea di avere parti tutte staccate e mobili, “trasparenti” alle intemperie. Misha è arrivato a tutto ciò con la pratica, la pazienza e senza complicati studi. Semplicemente perfetto.