l 31 gennaio 1907 apparve un annuncio sul quotidiano francese Le Matin: “Dal momento che l’uomo ha l’automobile, egli può fare qualunque cosa e andare dovunque. C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?” Fu così che prese il via il raid “PECHINO-PARIGI”. Un equipaggio, a bordo di altrettante vetture, doveva raggiungere la capitale francese lungo un percorso di sedicimila chilometri, attraverso la Russia e l’Europa. Non c’erano premi in palio, nessun percorso definito, nessuna assistenza tecnica per le squadre, non era una gara di velocità, si trattava solo di attizzare il fuoco dell’avventura e vincere una scommessa tecnologica: dimostrare che l’automobile, considerata poco più che un mezzo da passeggio, sarebbe diventata il mezzo di trasporto più importante in grado di competere con il treno e le navi. Alla proposta aderirono una quarantina di gruppi e il giornale, per evitare forme di adesione esibizionistiche, chiese una somma di duemila franchi a titolo di cauzione, che sarebbe poi stata restituita a coloro che si fossero presentati a Pechino.

 

Furono cinque le squadre ai nastri di partenza nella capitale cinese: Charles Godard e Jean du Taillis a bordo di una SPYKER, automobile olandese, due auto francesi marca “De Dion-Bouton”, rispettivamente condotte da George Cormier e Victor Colignon, il triciclo francese CONTAL con Auguste Pons e infine l’ITALA, pilotata da Scipione Borghese con il suo chauffer Ettore Guizzardi, accompagnati dall’inviato del Corriere della Sera Luigi Barzini. L’equipaggio italiano si mostrò il migliore in assoluto per superiorità tecnica e organizzativa. La preparazione di Borghese fu meticolosa e le sue intuizioni semplici, si rivelarono vincenti. Giunto con largo anticipo a Pechino, Borghese aveva ispezionato una prima parte del percorso a dorso di cammello e a cavallo, misurando i passaggi più stretti. Seppure non ci fosse un percorso definito, la scarsa disponibilità di strade carrozzabili, rese obbligatoria la scelta del tragitto. Per risolvere il problema dei rifornimenti, non potendo caricare eccessivamente le auto, da Pechino e da Mosca partirono delle carovane cariche di olio e carburante che vennero depositate in postazioni stabilite a distanze regolari.

Prima della partenza, c’era sta

 

ta una discussione tra i piloti sul tipo di automobile da utilizzare e tutti convennero sulla necessità di utilizzare mezzi leggeri e poco potenti. Al contrario, Borghese decise di utilizzare un’auto di quaranta cavalli di potenza e del peso di 1,5 tonnellate. Le altre non superavano i 10-15 cavalli di potenza. L’intuizione dell’italiano, gli consentì di attraversare meglio i punti stradali più duri e di scorrere veloce nei tratti dove il tracciato lo consentiva. Altrettanto ingegnosa fu la scelta di sostituire i parafanghi con delle assi asportabili, da impiegare all’occorrenza come rampe per gli ostacoli. Per risparmiare sulle forniture e l’usura delle gomme, si scelse di utilizzare pneumatici delle stesse dimensioni avanti e dietro, per renderli intercambiabili. Una novità per l’epoca.

 

La partenza venne fissata per il 10 giugno alle otto. La corsa fu anche un evento mediatico: Barzini inviava i suoi dispacci attraverso le stazioni di posta telegrafica più remote. Rimbalzando da una postazione all’altra, impiegavano mediamente otto-dieci ore per giungere alle redazioni del Corriere e del Daily Telegraph. Il racconto del viaggio divenne un libro di successo, “Metà del mondo visto dall’automobile”, tradotto in undici lingue. La Pirelli che forniva gli italiani e la Dunlop, fecero a gara per il rifornimento di pneumatici, inaugurando la prima forma di sponsorizzazione della storia automobilistica.

Alle quattro e un quarto del 10 Agosto 1907 l’equipaggio italiano a bordo dell’Itala, fece il suo ingresso trionfale a Parigi, accolto da una folla di curiosi, giornalisti e cineoperatori. Godard, a bordo della Spyker, arrivò secondo con venti giorni di ritardo esattamente il 30 agosto. Le due De dion Bouton accumularono un tale ritardo che non se ne ricorda neppure l’arrivo, mentre il Contal di Auguste Pons, non resistette al deserto del Gobi e l’equipaggio si salvò da morte sicura grazie al soccorso di un gruppo di nomadi mongoli.

Charles Godard, pur di partecipare al raid e pagarsi il biglietto per Pechino, si era fatto prestare la Spyker (costosa e lussuosa per l’epoca) e se l’era rivenduta sulla parola a pezzi e, per questo motivo, venne arrestato per truffa. Borghese e Guizzardi, accumularono un tale vantaggio sugli altri che decisero di deviare verso San Pietroburgo allungando di oltre mille chilometri. Coprirono l’intero percorso di 16000 km, in 60 giorni di cui solo 44 di viaggio effettivi.

L’ITALA 35/45 HP perfettamente restaurata ha ripercorso alcuni tratti del famoso raid in occasione del centenario nel 2007. Oggi la Pechino-Parigi è una massacrante corsa per auto d’epoca che si snoda su un percorso di poco più di 12mila chilometri da terminare in 33 giorni.