il palazzo della secessione a Vienna

Può una mostra artistica, essere così innovativa da incidere nella storia e nella concezione dell’arte? Sì, se prendiamo in considerazione quella che si aprì a Vienna il 15 aprile 1902, dedicata al genio artistico di Beethoven. Lì nel padiglione a forma di tempio costruito a Karlplatz e inaugurato nel 1898, su progetto di Joseph Maria Olbricht, ebbe origine una nuova idea dell’arte e di come esporla.

DER ZEIT IHRE KUNST, DER KUNST IHRE FREIHEIT, “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà” – era il motto scritto a caratteri d’oro sul frontone della struttura: un semplice cubo bianco sormontato da una cupola traforata, scandito da semplici motivi lineari che ne evidenziavano l’assetto geometrico.

Il palazzo della Secessione era distinto dagli altri edifici neobarocchi e neoromantici che caratterizzavano il paesaggio urbano di Vienna alla fine del XIX secolo. La Secessione era un’associazione fondata nella capitale asburgica nel 1897, sulla scia di analoghe iniziative sorte a Monaco (1892) e a Berlino (1893): si trattava di un gruppo eterogeneo di artisti e architetti uniti dal desiderio di rinnovamento della vita artistica ufficiale, in aperta contestazione con il pesante accademismo dell’epoca. L’opera d’arte dove diventare “totale”, diversi stili dovevano convergere nel medesimo spazio espositivo. L’innovazione più significativa della “Secession” fu proprio nella nuova progettazione dell’allestimento. A differenza di analoghi movimenti europei, quello austriaco si distinse subito per uno stile inconfondibile e ben definito. L’innovazione della mostra del 1902 era semplice: non si tratta più di allestire un semplice “set” adeguato, ma di concorrere attraverso opere molteplici alla creazione di una scenografia la statua di Beethoven realizzata dallo scultore Max Klinger e posizionata al centro del nuovo tempio, al posto dell’altare.

Olbricht aveva previsto pareti mobili e spazi trasformabili, riducendo la minimo gli elementi fissi. Fin da subito, con quella mostra e nell’organizzazione di quelle successive, fu messa in pratica la nuova concezione dell’allestimento: non più dipinti appesi alla rinfusa e in più file sulle pareti, ma un’unica sequenza di dipinti per ogni autore, ad altezza d’occhio e su sfondi adatti, in ambienti appositamente disegnati da un architetto allestitore che per l’occasione era Josep Hoffmann, molto attento alle sequenze geometriche, dove ogni elemento, seppur realizzato da artisti diversi, sembrava trovarsi al posto giusto.

Il presidente del gruppo viennese era un pittore trentacinquenne e già affermato, Gustav Klimt, il quale insieme a Hoffman sarà il principale protagonista dell’evento. La mostra del 1902 resta fondamentale nella breve e intensa, storia della Secessione. L’esperienza acquisita attraverso le decorazioni, gli arredi, l’uso dei più svariati materiali, condurrà alla fondazione della Wiener Werkstaette, un insieme di laboratori di arti applicate che apre un nuovo campo di attività, mentre la forte stilizzazione figurativa, che l’unità perseguita da Hoffmann nell’allestimento aveva fatto prevalere, si impose definitivamente come cifra dello stile secessionista.