Il conflitto in Siria è ridotto a poche porzioni di territorio dove sono asserragliate le milizie islamiste che qualcuno si ostina ancora a presentare come opposizione moderata. L’unica guerra che si combatte su vasta scala è quella dei media occidentali. Il web viene intasato di notizie spesso manipolate e distorte a senso unico, dove l’unica verità è il sangue delle vittime di rappresaglie, pestaggi, bombe ed esecuzioni sommarie. È la guerra dell’informazione condotta da principali media che però, questa volta, non è riuscita ad ottenere il risultato sperato, accompagnare la caduta del governo di Damasco. Sul terreno siriano non c’è stata semplicemente una massiccia infiltrazione di miliziani armati dalle potenze straniere, ma si è sperimentata una tecnica di guerra mediatica, fatta di propaganda di parte, esagerazione di eventi, alterazione dei numeri, dentro un mercato becero di immagini in stile horror.

Le notizie che contano, quelle che servono a impressionare, vengono estratte dal territorio e affluiscono su piattaforme digitali che provvedono a canalizzarle sul Web. È così è tutto un profluvio di video truculenti dei massacri nelle aree non ancora ripulite dall’esercito siriano: decapitazioni, crocifissioni di “infedeli”, presunti attacchi chimici, esibizioni muscolari da parte di gruppi autoproclamatisi ribelli.

La notizia dell’ennesimo presunto attacco chimico, ha scatenato il solito putiferio sulle responsabilità, con un intensificarsi delle accuse tra gli attori in campo: americani contro siriani, russi contro americani, francesi e britannici accodati a Washington. I principali organi di stampa puntuali, si sono schierati quasi interamente contro Assad e la sue responsabilità restano un dogma indiscutibile, pure in assenza di prove rilevanti. Nonostante i dubbi, espressi persino da ambienti del Pentagono (1), rimane il sospetto che non interessa a nessuno accertare i fatti, quello che importa è che Assad deve sloggiare, con un ragionamento che ricorda la giustificazione della guerra all’Iraq del 2003, con l’accusa di possesso di armi chimiche che non c’erano. L’interesse a mentire da parte di americani, inglesi e francesi, è comprensibile perché rientra nella tattica della disinformazione strategica, il problema è la pigrizia di molti giornalisti e osservatori che non si sforzano di superare lo schema precostituito: i cattivi sono quelli che difendono il governo e l’esercito siriano mentre i buoni sono tutti gli altri soggetti indefiniti, compresa quella masnada di fanatici armati.

L’episodio che ha innescato la miccia

Nella notte tra il sette e l’otto aprile un attacco aereo a Douma a est di Damasco, ha provocato centinaia di morti e feriti. Washington ha accusa il governo siriano di aver utilizzato armi chimiche sulla base di informazione provenienti dai gruppi ribelli armati, come la banda di Jaysh Al Islam, supportata da Ryad e asserragliata con la popolazione civile nella zona. La Russia ha smentito e non si giustifica il motivo per il quale l’esercito siriano avrebbe disposto un attacco chimico dato che ha riconquistato quasi tutte le zone contese con armi convenzionali. Con i riflettori della comunità internazionale puntati su Damasco, sarebbe oltretutto un clamoroso errore politico.

A Londra c’è il Syrian Observatory for Human Rights, gestito da Abdel Rahman, impegnato contro Assad e favorevole alla sua destituzione. Sulle pagine web del sito fino al 9 aprile non c’erano riferimenti all’uso di gas o altre sostanze, negli articoli dedicati alla battaglia di Douma. Quel giorno, successivo all’attacco, l’Osservatorio aveva dedicato a Douma cinque articoli, dettagliando cosa era successo nel quartiere assediato. Note in cui si narra che ci sono stati pesanti bombardamenti da parte delle forze russo-siriane, e che in seguito a queste la popolazione civile si è ribellata ai miliziani di Jaysh Al Islam chiedendo di accettare l’accordo proposto dall’esercito siriano di abbandonare il quartiere, come poi è stato fatto a bordo di 26 autobus messi a disposizione dal governo (2). Se ci fosse stato un attacco chimico avrebbero avuto tutto l’interesse a diffondere la notizia.

Come dagli Stati Uniti sono partite le accuse, sulle pagina è improvvisamente apparso un articolo generico su un “sospetto attacco chimico” (3), che riportava una serie di dettagli senza immagini dove si descrivono i sintomi tipici dell’intossicazione da sostanze chimiche. Un altro soggetto apparentemente qualificato citato da alcune agenzie di stampa, è Raed al Saleh, il capo dei White Elmets, una controversa organizzazione di soccorritori apparsa all’improvviso sullo scenario siriano, pubblicizzata come un marchio da documentario di Netflix pieno di sentimentalismo ed emotività. Si tratta un gruppo di soccorritori, foraggiati che arrivano sempre puntuali sul luogo dei bombardamenti per soccorrere le persone in perfetta angolatura di telecamera.

A fine marzo il sito Debkafile, collegato ai servizi israeliani i quali, non hanno simpatia per Assad, aveva riportato l’allarme lanciato dai russi, secondo i quali i ribelli armati nel Goutha orientale, avrebbero simulato un attacco chimico contro civili come pretesto per un intervento statunitense (4). Sempre Debkafile, il 9 aprile ha scritto: “alcune fonti di Washington sospettano che dei gruppi dell’opposizione siriana stiano innescando l’escalation nella speranza di provocare un’azione militare Usa in Siria, ribaltando l’intenzione annunciata dal presidente Trump di riportare a casa le truppe” (5)

Questo flusso disordinato di immagini, video, menzogne e verità smozzicate, serve solo a creare confusione, a non far capire correttamente cosa succede in Siria e come la partita sia truccata. Un conto è la scelta politica pro o contro un’azione militare, un altro è il modo di raccontare il conflitto. Abbiamo bisogno di prove, non di abboccare a chi è più convincente.

 

1) https://www.reuters.com/article/us-mideast-crisis-syria-assessment/initial-u-s-assessment-suggests-nerve-agent-used-in-syria-attack-sources-idUSKBN1HG2C2

2) http://www.syriahr.com/en/?p=88853

3) http://www.syriahr.com/en/?p=88981

4) https://www.debka.com/moscow-us-attack-on-damascus-is-imminent/

5) https://www.debka.com/chemical-warfare-hard-to-pin-down-by-facts-in-douma-as-in-salisbury/